venerdì 3 febbraio 2012

ABITARE STRANIERO/01.MAZARA DEL VALLO

XI Biennale di Architettura di Venezia






“La particella elementare dell’identità non la concepiamo più entro lo stesso, ma nel gioco delle differenze, scoprendo con stupore che le nostre identità giocano il gioco delle differenze, tanto almeno quanto riposano sull’immanenza dell’identico. In questa nuova regione del mondo le differenze non contrappongono, raccordano.” (Éduard Glissant)


MIGRANTI E NUOVA CITTADINANZA
Negli ultimi anni l’Italia è diventata, sempre di più, terra di attraversamenti: ondate di nuovi “barbari” occupano città e territori re-inventando le forme dell’abitare. Laddove noi arretriamo abbandonando, rifiutando e lasciando scarti di tutti i generi (dagli oggetti vecchi, alle case dei centri antichi, ai terreni inutilizzati) loro avanzano insediandosi, riutilizzando e trasformando. 
Le nuove comunità di migranti vivono spesso le strutture più antiche delle nostre città e, attraverso il loro intenso quotidiano abitare, trasformano dall’interno le strutture e i modi di vivere e di costruire gli spazi privati e pubblici.
Di fronte a queste trasformazioni occorre una rinnovata capacità di visione e di apprendimento per riscoprire, a partire da questi insediamenti, vocazioni e potenzialità dei diversi territori italiani.
La Sicilia rappresenta un campione, piccolo ma significativo, della mescolanza, degli incontri, dei conflitti e dei nuovi scenari dovuti alla ricchezza, alla varietà e alla relativa imprevedibilità dei flussi migratori che stanno trasformando gli equilibri e le prospettive del nostro pianeta. Sul filo dell’ossimoro il suono familiare dell’Abitare Straniero ci ricorda la leggerezza del trovarsi altrove rimanendo dentro la casa degli affetti. Appare, su questa soglia, un essere straniero come condizione, che l’architettura può aiutare a vivere.

SOCIAL HOUSING
Queste crescenti azioni informali, concentrate spesso sul patrimonio esistente, sollevano con urgenza una nuova domanda che ripropone all’architettura la questione delle abitazioni come problema centrale per ripensare le città e i paesaggi.
Lo scopo di queste esplorazioni sulle azioni informali dell’abitare delle comunità migranti, è immaginare nuove condizioni per una architettura che rinnovi le sue forme e i suoi strumenti e che, partendo da una nuova idea di Social Housing, ridefinisca gli spazi pubblici e i servizi collettivi (scuola, sanità, spazi per la cultura). Possiamo pensare, allora, la casa come laboratorio privilegiato su cui rifondare una diversa pratica dell’architettura attenta alla rottura dei confini tra interno ed esterno per delineare, in una società civile sempre più multietnica e ibrida, una diversa riconfigurazione delle relazioni tra paesaggi domestici e paesaggi urbani, sostenibilità ambientale e nuove tecnologie.

ARCHITETTURA E METICCIATO
I comportamenti informali e le trasformazioni spontanee suggeriscono nuovi modi per reinventare le forme dell’architettura a partire da piccoli spostamenti e lente osservazioni.
Queste pratiche delineano una architettura del meticciato che si esprime in una poetica della relazione come rapporto tra culture e metodologie diverse applicabili liberamente in base alle condizioni da affrontare. Nei tre casi studio del Laboratorio Mazara del Vallo si ritrovano dei tratti comuni che riguardano il metodo, gli strumenti e le forme e che possono essere sintetizzati in quattro punti critici:
- il progetto come lavoro di modificazione dell’esistente, attraverso innesti, spostamenti di significato e di uso, riconfigurazioni degli scarti e operazioni di riparazione che producono continue metamorfosi;
- una tecnica di invenzione fondata sulla ripetizione, sul ricalco e su piccoli slittamenti di forma e di senso a partire da tutto ciò che esiste;
- la pratica del progetto come attenzione all’errore imprevisto e al movimento come dilatazione dei confini e rottura dei limiti tradizionali tra interno ed esterno, paesaggi e costruzioni, teatro e corpi;
- una rinnovata esplorazione del grado zero dell’architettura per ridefinire la forma e i rapporti con il contesto attraverso la posizione dei corpi e le loro relazioni dinamiche riscoprendo i comportamenti e gli oggetti d’uso quotidiano.



Progetto di
Marco Navarra_NOWA 
Gruppo di progettazione Maria Giacoma Marino, Salvatore Interlandi (NOWA) Fortunato Dario Pappalardo, Antonio Rizzo 
Collaboratori Marilena Gurrisi, Andrea Moschetto, Roberta Rabuazzo, Ezio Siciliano, Christian Vindigni 
Consulenti Alessandro Rocca/Milano (architettura) Fabrizia Ippolito/Napoli, Stefano Munarin/Venezia (urbanistica) Caterina Carocci/Roma (recupero urbano) Salvatore Giuffrida/Palermo (economia) Impollonia Nicola/Catania (strutture) Peppe Maisto/Napoli (fotografia) Patrocinio Fondazione Giovanni Michelucci, Fiesole, www.michelucci.it Fondazione Orestiadi, Gibellina, www.orestiadi.it Fondazione San Vito, Mazara del Vallo, www.fondazionesanvito.it Caritas, Mazara del Vallo Suore Francescane Missionarie di Maria, Mazara del Vallo Provincia di Trapani Comune di Mazara del Vallo
Main Sponsor Regione Siciliana
Contributors Mazar Medinat Campus Simed ceramics & co.

1 commento:

  1. Ho elaborato un progetto denominato AGROCITIES che affronta la questione dell'abitare dei migranti stagionali impegnati nei lavori di raccolta di prodotti agricoli. Sarebbe interessante un raffronto sulle tematiche
    bbruno7@alice.it

    RispondiElimina