Il teatro, luogo speciale di incontro tra culture lontane e
vicine, si offre come laboratorio attraverso il quale ripensare la nozione di “bene
comune”. In questo processo di riappropriazione dello spazio sono coinvolti
protagonisti diversi che pongono la questione dello straniero come condizione
contemporanea di vita. La con-di-visione culturale di ognuno dei partecipanti
si traduce in nuovi scenari per un’architettura che rinnovi le sue forme e i
suoi strumenti, e che ridefinisca gli spazi pubblici e i servizi collettivi.
La sperimentazione architettonica, dunque, si confronta con
la sperimentazione musicale generando forme ibride tra spazi costruiti e
materia effimera.
Una moltiplicazione di superfici di nylon seziona la platea
in diversi settori, costruendo molteplici relazioni (tra lo spettatore e l’artista,
e tra gli stessi spettatori), attraversamenti, percezioni spaziali.
Credo che utilizzare un "Bene Comune" per indagare e concretizzare il concetto di "Bene(i) Relazionale(i)" sia la strategia per intensificare comunicazioni alternative sconvolgendo schemi talvolta precostituiti.
RispondiEliminaPaola